STATUTO COMUNITA’ MONASTICA

REGOLA

Capitolo primo

Obbedienza alla Madre Chiesa

Deve essere l’atteggiamento che domina la nostra vita.
Obbedienza filiale sempre: “senza se senza ma”: senza porre condizioni senza esigere spiegazioni.
Dire che tutta la nostra vita è amore e obbedienza alla Chiesa, affidarsi alla maternità della Chiesa camminare insieme a Lei e aggrappati a Lei.

Capitolo secondo

Digiuno

Il digiuno e l’astinenza insieme alla preghiera, all’elemosina e alle altre opere di carità appartengono da sempre, alla vita e alla prassi penitenziale della Chiesa: corrispondono, infatti, al bisogno permanente del cristiano di conversione al Regno di Dio, di richiesta di perdono per i peccati; di implorazione all’aiuto Divino di rendimento, di rendimento di grazie e di lode al Padre. Il digiuno dei fratelli trova il suo modello e il suo significato in Gesù, Gesù stesso ricorda ai suoi discepoli la necessità del digiuno per lottare contro il maligno, ci indica l’importanza, lo spirito e lo stile secondo cui viverlo.

Vanno rifiutati gli atteggiamenti puramente esteriori e ipocriti.

Il digiuno comunitario e stato stabilito il venerdì e tutta la settimana santa.

Capitolo terzo

Ripudio della vanità

La nostra vita si modelli su Cristo. Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire e porre in esse le nostre speranze.
Vanità è pure ambire agli onori, e seguire desideri carnali, è aspirare a vivere a lungo e di vivere bene.
Vanità è occuparsi solo della vita presente e non guardare fin d’ora al futuro.
Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi la, dove dura eterna gioia.
Dobbiamo fare che il nostro cuore sia distolto dall’amore delle cose visibili di quaggiù e che siamo portati verso le cose di Lassù che non vediamo.

Capitolo quarto

Castità

Dall’enciclica di Pio XII SACRA VIRINITAS (La consacrata verginità)

La sacra verginità e la castità perfetta consacrata al servizio di Dio sono entram6e per la Chiesa tra i tesori più preziosi che il suo Autore li abbia lasciato, come in eredità.
Dobbiamo impegnarci ad astenersi per sempre, per amore di Dio dai piaceri della carne, perseverare fermamente nel sacrificio.
Consacriamo a Dio la nostra castità e perseveriamo in essa fino alla morte.

Capitolo quinto

Preghiera e lavoro

Le nostre giornate devono essere piene di preghiera e lavoro.
Dobbiamo stabilire il ritmo di vita nel quale la preghiera e il lavoro si alternano in una sorte di danza solenne.
Rispondiamo al comando del Signore di pregare incessantemente, facendo diventare la preghiera una parte importante della nostra vita, che scaturisce spontaneamente dal cuore.
L’offerta quotidiana del santo Sacrificio della messa.
Nelle ore dove non siamo impegnati nella preghiera lavoriamo.

Capitolo sesto

Discrezione

Come elogio del silenzio e dell’ascolto.
La discrezione, infatti, esamina atti e pensieri dell’uomo e sceglie oculatamente quelli che sono da ammettere.
La discrezione che e una virtu’ viene paragonata ad una “lucerna” san Paolo anche “sole”, la Sacra Scrittura la chiama “timone”.
Sappiamo che coloro che non hanno discrezione cadono come foglie.
Dice san Paolo che la discrezione è il cibo sostanzioso fatto per uomini completi e robusti. Il cibo soldo è fatto per uomini che hanno raggiunto il perfetto sviluppo, per coloro che hanno esercitato l’occhio a distinguere il bene dal male (Ebr 5,14).
È tanto evidente la sua utilità che essa viene paragonata alla Parola di Dio e le vengono attribuite le prerogative ai quella. La discrezione è somiglianza della Parola di Dio è viva, efficace, più tagliente di una spada a due tagli, cosi tagliente che giunge a separare l’anima e lo spirito, le giunture e il midollo essa separa i pensieri e i sentimenti del cuore (Ebr 4,12).
Senza la grazia della discrezione non ci può essere alcuna virtù completa e duratura. Quindi possiamo dire che la discrezione è la sorgente e la radice di tutte le virtù.
La vera discrezione si acquista per mezzo della vera umiltà.

Capitolo settimo

Buon esempio

La santità si distingue ora sempre più dal miracoloso e dallo straordinario per indentificarsi con la vita quotidiana. Si tratta di una vita vissuta alla luce delle beatitudini, resa possibile dalla presenza e dall’azione dello Spirito Santo che Gesù ci ha donato attraverso fa sua incarnazione.
Vivendo della vita di Gesù, è normale che questa vita si manifesti nel nostro operato, ossia in una “vita santa’, conforme alla volontà di Dio. Poiché tale manifestazione rivela la sua sorgente, che è Gesù e la potenza della sua risurrezione, i santi proclamano le meraviglie da Dio operate nei suoi servi, testimoni del mistero pasquale.
Facciamo come i santi insegniamo la via sicurissima, quella via che ci fa arrivare alla perfetta unione con Cristo, cioè alla santità, secondo lo stato e la condizione propria ai ciascuno (LG, n50).